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Aggressione durante il tragitto casa-lavoro? La Cassazione frena il risarcimento del “danno in intinere” da parte del datore di lavoro.

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immagine scippoAggressione durante il tragitto casa-lavoro? La Cassazione frena il risarcimento del “danno in intinere” da parte del datore di lavoro.

Con la sentenza n. 17685 del 7 settembre 2015 le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno escluso che il lavoratore vittima di un aggressione nel tragitto casa-lavoro possa essere risarcito dal datore di lavoro.

La sentenza in esame ha portata innovativa, in quanto, prima di essa, la giurisprudenza prevalente ammetteva l’indennizzabilità di tutti gli infortuni occorsi al lavoratore nel percorso casa-lavoro, c.d. “danno in itinere”, anche se derivanti da eventi dannosi posti in essere da terzi, proprio perché comunque ricollegabili, se pur in modo indiretto, allo svolgimento dell’attività lavorativa.

L’unico limite al risarcimento era ravvisato nel “rischio elettivo”, ovvero quello derivante da una scelta arbitraria del lavoratore.

Con la pronuncia sopra citata, invece, la Suprema Corte, ha condiviso l’orientamento minoritario della giurisprudenza, secondo il quale occorrerebbe sempre accertare una precisa connessione, sotto il profilo del nesso causale, tra infortunio e occasione di lavoro.

Per gli Ermellini, infatti, il percorso seguito dal dipendente deve rappresentare un elemento caratterizzante l’evento-danno; non può avere quindi un mero carattere marginale e non può concretizzarsi in una mera coincidenza cronologica e spaziale.

Si è escluso così che nel percorso casa-lavoro e ritorno possa essere indennizzato chi subisca uno scippo o un’aggressione da un soggetto terzo, che tuttavia avrebbe potuto causare la lesione in qualsiasi altra situazione o luogo.

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