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Basta una telefonata per configurare il reato di molestie!

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ragazza-telefonataBasta una telefonata per configurare il reato di molestie!

La Suprema Corte di Cassazione, con sentenza n. 52099/2018, stabilisce che è sufficiente una sola telefonata dal contenuto oltraggioso per il suo interlocutore per integrare il reato di molestie previsto e punito dall’art. 660 c.p.

Nel caso di specie, nel corso del giudizio di primo grado, veniva affermata la responsabilità penale dell’imputato per il reato in parola sulla scorta della testimonianza della vittima, la quale riferiva di aver ricevuto sul proprio cellulare, da un’utenza non identificata, una chiamata, in occasione della quale l’interlocutore proferiva espressioni dal contenuto osceno e volgare, che costringevano la donna a interrompere immediatamente la telefonata.

Le indagini della Procura avevano dimostrato che la chiamata proveniva effettivamente dall’imputato, persona conosciuta dalla vittima, sebbene in maniera superficiale, e pertanto, accertata l’identità del reo, il giudice di prime cure aveva ritenuto che le espressioni rivolte alla donna configurassero il reato di molestie.

Successivamente, l’imputato ricorreva in Cassazione, ritenendo, da un lato, non provata la provenienza della chiamata e, dall’altro, la non sussistenza del dolo, sostenendo di aver erroneamente chiamato la vittima e di aver proferito determinate espressioni in quanto convinto di aver contattato una escort.

Gli Ermellini, nel dichiarare inammissibile il ricorso, affermano lapidariamente che non assume alcuna rilevanza il fatto che l’imputato abbia composto un numero diverso da quello che voleva effettivamente contattare (circostanza, in ogni caso, non suffragata da alcuna prova nel caso di specie), così come non rileva in alcun modo che la chiamata rivolta alla vittima sia stata una sola.

La Cassazione, infatti, attribuisce valore preminente al contenuto della telefonata, in quanto trattasi “di frasi a contenuto osceno e volgare, che il primo giudice ha ritenuto, secondo il comune sentire, gravemente fastidiose e offensive per la sensibilità dell’interlocutrice”.

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